Che cos’è l’approccio cognitivo comportamentale
Le caratteristiche di questo approccio terapeutico sono:
Mirato allo scopo: all’inizio della terapia, previa una approfondita valutazione diagnostica, vengono concordati gli obiettivi da raggiungere, viene stabilito un piano di trattamento che si adatti alle esigenze del singolo, vengono previsti i tempi e le modalità di verifica per il raggiungimento dei cambiamenti auspicati.
Attivo e collaborativo: terapeuta e paziente lavorano insieme per riconoscere e modificare le modalità di pensiero a partire dalle quali si originano i problemi emotivi e di comportamento. Il terapeuta propone le strategie cognitive e comportamentali per la soluzione dei problemi, il paziente avrà il compito di mettere in pratica le strategie apprese durante gli incontri nello spazio tra una seduta e l’altra.
Centrata sul presente: il lavoro terapeutico, soprattutto quando mirato alla soluzione di sintomi specifici, si basa sull’elaborazione di quello che succede nella vita attuale della persona. L’attenzione al passato e alla “storia” personale è sicuramente importante in fase diagnostica e in alcune categorie di intervento, ma normalmente la terapia cerca innanzi tutto di far uscire il paziente dai paradossi mentali in cui è caduto.
A breve termine: in genere gli interventi variano, in funzione del tipo di problema, dai tre ai dodici mesi. In ogni caso i cambiamenti vengono monitorati a scadenze prestabilite in partenza, ed è quindi possibile la valutazione dell’efficacia dell’intervento.
Integrabile e flessibile: nei casi di particolare gravità si presta, per le ragioni viste sopra, a sinergie con il trattamento psicofarmacologico; rappresenta inoltre un riferimento teorico e strategico centrale nei programmi complessi di riabilitazione psicosociale per pazienti psichiatrici.
Efficace a lungo termine: come già affermato in precedenza le tecniche cognitivo-comportamentali si prestano facilmente a una misurabilità dei risultati che riescono ad ottenere. Le ricerche effettuate finora, in studi replicabili, dimostrano che, per una vasta gamma di disturbi, i cambiamenti ottenuti con queste tecniche si mantengono a lungo nel tempo.
Partecipa da anni alle attività del Centro Studi Hansel e Gretel di Moncalieri dove ha approfondito i seguenti argomenti:
- Relazione educativa e intelligenza emotiva
- Disagio e maltrattamento
- Servizi di ascolto, consulenza e formazione dalla parte dei minori.
Il piccolo gruppo, dotato di stabilità e continuità, è il contesto ottimale dove svolgere l’intervento formativo, perché favorisce fra i partecipanti condizioni di conoscibilità reciproca e di rassicurazione, indispensabili per uscire dall’ansia, dalla diffidenza, dall’inautenticità, dalla presentazione difensiva di falsi Sé e per far emergere problemi reali. Nel gruppo non si parte dalla teoria, anche se ad essa si può e si deve pervenire: il formatore non impone un sapere predefinito, non fa prediche, non sale in cattedra, ma innanzitutto tende a facilitare la costruzione di un buon clima utile alla comunicazione, alla riflessione e all’apprendimento a partire dall’esperienza.
Comprensione e responsabilità
Si tratta di costruire nel gruppo di formazione un clima dove prevalga l’atteggiamento di comprensione empatica, di rispetto reciproco e di solidarietà e dove vengano meno, per quanto possibile, gli atteggiamenti di giudizio critico, che inibiscono la comunicazione e l’elaborazione delle difficoltà reali. Si cerca in ogni modo di contrastare gli atteggiamenti di colpevolizzazione nei confronti della vita emotiva o nei confronti del proprio o dell’altrui operato. Si tratta di favorire al massimo l’espressione autentica e differenziata dei problemi, dei punti di vista, dei sentimenti. Si tratta di evitare la colpevolizzazione per favorire contestualmente la consapevolezza e l’impegno sulle responsabilità psicologiche, relazionali, giuridiche, professionali, legate agli specifici ruoli istituzionali di educazione, assistenza, cura, tutela dei minori.
Gioco
L’esperienza del gioco attiva la soggettività nelle sue componenti razionali ed emotive. Il formatore propone giochi finalizzati a far vivere situazioni capaci in qualche modo di presentificare l’esperienza professionale e relazionale a contatto con minori, un’esperienza che può essere successivamente elaborata sul piano emotivo e riflessivo. Le proposte di gioco comprendono tecniche di psicodramma, sociodramma, role playing, Gestalt, giochi di simulazione, di cooperazione, di elaborazione dei conflitti, di percezione del Sé e dell’altro, di fiducia. Tali proposte sono state opportunamente adattate alle diverse specifiche tematiche formative, e sono modulabili in relazione alle specifiche esigenze del gruppo di formazione.
Esperienza
Il gioco rinvia all’esperienza problematica che si vuole elaborare, la rappresenta, la rievoca e nel contempo propone un’esperienza nuova, altra rispetto a quella che si è già verificata, al fine di rivedere e rielaborare i problemi e le difficoltà dell’esperienza quotidiana. I processi di apprendimento e di formazione risultano più efficaci se i contenuti teorici non vengono trasmessi in modo astratto, bensì vengono ad appoggiarsi all’elaborazione dell’esperienza, sia quella che si produce nel “qui e ora” del gruppo attraverso il gioco, sia quella che riguarda l’impegno e l’attività quotidiana. E’ senz’altro vero che non c’è nulla di più concreto di una buona teoria, ma a condizione che questa teoria sappia dimostrare di prendere avvio e di trovare verifica nell’esperienza, sapendola illuminare ed orientare.
Dott.ssa Ramonda